A CHI CHIEDERE CONSIGLIO?


Appena laureato, dopo una marea di colloqui, decisi di accettare l'offerta di una multinazionale Americana e di iniziare a lavorare nel mondo della consulenza. La considerazione che feci fu la seguente: "anche se le voci che girano sopra questa società non sono le migliori, avrò la possibilità di imparare, viaggiare, migliorare l'inglese e se proprio non mi trovo bene posso sempre mettere l'esperienza nel curriculum e rivenderla quando deciderò di cambiare". Alla fine, nonostante ci siano state anche cose negative, mi son trovato tanto bene che ci sono rimasto oltre 10 anni: ho lavorato con persone fantastiche ed imparato tantissimo. Ed oggi quello che ho raggiunto non è che la 'capitalizzazione' di questa esperienza.

C'è una cosa che mi è successa proprio sul primo progetto che mi ha insegnato tanto. Una cosa che mi ha insegnato che è meglio stare attenti a vedere le cose come bianche o nere e che a volte è importante ascoltare e osservarle da un punto di vista diverso e senza pregiudizi.

Il progetto era molto grande ed ambizioso ma anche estremamente interessante. Abbiamo lavorato tantissimo e devo dire che, valutando anche gli anni successivi, avevamo uno dei team migliori con cui ho mai lavorato. Inizialmente lavoravo praticamente da solo facendo design e programmazione sotto la guida di un responsabile: un ragazzo in gamba, dal quale ho imparato tantissimo e con il quale è anche nata una buona amicizia. Con il manager del progetto, d'altro canto, non scorreva buon sangue: lo trovavo una persona brusca, un po' rude e... diciamo che non c'era una buona connessione. Mi resi conto di aver fatto un buon lavoro quando ricevetti la prima valutazione dal mio responsabile. Mi disse che avrebbe voluto darmi una valutazione finale più alta ma il manager diceva che era troppo presto. Cosa che non contribuì ad aumentare la mia fiducia in lui. Comunque ero contento. In seguito il mio responsabile cambiò progetto e dal quel momento cominciai a riportare direttamente al manager che non mi piaceva.

Un venerdì, praticamente a fine giornata, mi chiese di completare un'installazione che era pianificata per esser pronta il lunedì seguente... ma dopo aver controllato e visto anche che alcuni tecnici da cui avrei avuto bisogno di supporto non erano disponibili, gli dissi che c'era il rischio di perdere un sacco di tempo mentre il lunedì seguente, col supporto adeguato ed arrivando presto, avrei potuto finalizzare l'installazione la mattina presto.
Erano già le 18.00 di venerdì... discutemmo, discutemmo animatamente, litigammo, litigammo malamente... ed alla fine, dato che non trovavamo un punto di incontro ma lui era il manager, feci cosa chiedeva. A mezzanotte circa, dopo diversi tentativi falliti decise che era abbastanza e mi chiese, come avevo proposto inizialmente, di arrivare presto lunedì per completare l'installazione.

Me ne andai a casa mogio, abbattuto per non esser riuscito a completare l'installazione e preoccupato: "ecco, ora mi licenziano!" e "bip" (si, qualche parolaccia la dico anch'io!).

Lunedì mattina presto le cose andarono al loro posto velocemente, e completai l'installazione per tempo senza problemi. Da quel momento però, notai una cosa: nonostante pensassi di aver compromesso definitivamente i rapporti col manager... quando c'erano decisioni importanti cominciò sempre più spesso a coinvolgermi e chiedermi pareri. Molto più che ad altre persone che avevano un buon rapporto con lui e lo supportavano sempre. Non sempre la spuntavo io, ma molte volte dopo avermi ascoltato sorrideva e diceva: "ok, mi hai convinto!".

Quando arrivò di nuovo il tempo delle valutazioni mi diede una valutazione molto più alta di quella precedente. E cominciai ad apprezzarlo perché mi resi conto che se chiedeva pareri a me invece che ad altri, lo faceva perché aveva capito che se non ero d'accordo con lui c'erano delle motivazioni più o meno valide e non avevo paura di dirlo. Aveva capito che ragionavo con la mia testa e che pensavo al bene del progetto, non ad ingraziarmelo per avere una buona valutazione.

Questo mi è servito molto nella mia vita professionale ma non solo... anche se io e lui non saremo mai grandi "amici" da quel momento i rapporti migliorarono molto, ed imparai anche a capire perché a volte le persone in certi contesti possono risultare brusche e antipatiche (le pressioni a cui era sottoposto dai suoi responsabili non erano da poco) anche se non sono cattive persone.

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